Ci risiamo! Ancora una volta coloro che
gestiscono le sorti di Larino si perdono in polemiche inutili e sterili e
perdono occasioni d’oro. Si discute ancora della localizzazione del costruendo
nuovo stabile destinato ad accogliere l’Istituto “San Pardo”. A scaldare gli
animi c’è, forse, la prospettiva di utilizzare una delle più belle
realizzazioni Liberty di Larino, il villino Petteruti-Romano. A chi fa gola?
Sarebbe molto più onesto dire subito che cosa si vuol fare della prestigiosa
struttura, che cosa si vuol realizzare nel parco circostante la villa, quali
obiettivi ci si prefigge sfrattando gli studenti dalla loro sede storica per
relegarli in una periferia squallida e scarsamente servita, e per niente adatta
alle esigenze didattiche. Si sente parlare di ”polo scolastico”, ma
evidentemente non si tien conto della natura delle Scuole interessate; si
vogliono, forse in buona fede, raggruppare in un’unica sede tutte le Scuole
superiori di Larino, ma si tralasciano le caratteristiche specifiche delle
varie Istituzioni. Sarebbe come dire che si può costruire un Istituto Nautico
in montagna ed un Istituto Agrario sul mare. A quanto ne so io, che, pur non
essendo un tecnico, ho dedicato più di trent’anni della mia attività didattica
agli alunni dell’Istituto Agrario, buoni tecnici si diventa non solo e non
tanto sfogliando i libri di testo che, per quanto ottimi sussidi, non possono assolvere
al compito di dare l’indispensabile esperienza pratica; quest’esperienza
neanche si può formare con qualche visita sporadica in Azienda, ma si deve
“sbattere il naso” quotidianamente nella coltura oggetto di studio, per
rendersi conto delle trasformazioni continue, delle esigenze improvvise od
impreviste delle piante trattate che, come ogni essere vivente, non possono e
non devono essere abbandonate a se stesse, magari con qualche visita sporadica
ogni tanto. Che ne sarebbe di un bambino abbandonato a se stesso, per un
periodo più o meno lungo, senza la continua e premurosa presenza dei genitori?
Come si pretende di creare un qualsiasi tecnico con la sola formazione teorica?
Potrebbe laurearsi un medico che non ha mai visto un ammalato, ma solo libri scientifici?
E come si pretende di assolvere alle esigenze di un Istituto Agrario collocando
l’edificio scolastico in contrada Cappuccini, lontano dal luogo delle
sperimentazioni e della pratica quotidiana? La villa Petteruti-Romano da sola
non basta, è vero, ma si può costruire accanto a lei un nuovo stabile,
architettonicamente elaborato in modo da non creare disarmonie ed organicamente
a lei collegato con strutture leggere. Questo ridurrebbe considerevolmente i
costi, perché si costruirebbe uno stabile più piccolo di quanto si dovrebbe
fare se lo si costruisse in qualsiasi altro luogo; il preesistente villino,
infatti, può degnamente assolvere al compito di accogliere la parte
amministrativa ed anche varie classi (l’intero corso del biennio di ambedue gli
indirizzi, ad es.). Ma, e non è cosa di poco conto, si potrebbe risparmiare la
notevole somma necessaria per espropriare il suolo in contrada Cappuccini,
costruendo in suolo già di proprietà della Provincia. Negli anni scorsi i
responsabili dell’Amministrazione Provinciale di CB hanno addotto varie
motivazioni alla loro pervicace avversione per la costruzione della Scuola
vicino alla villa Petteruti-Romano, citando un presunto pericolo di frane, la
presunta presenza di reperti archeologici nella zona interessata, pericolo
sismico, ecc. ma tutte le eccezioni sollevate sono state magistralmente
confutate dal compianto e non mai abbastanza rimpianto Dirigente Scolastico
prof. Luccitelli che, avvalendosi di esperti nei vari settori e di studi
effettuati in loco, ha sistematicamente dimostrato l’insussistenza di tutte
argomentazioni addotte dai tecnici della Provincia. Nel luogo sul quale si vuol
spostare la Scuola, invece, sono venuti alla luce importanti reperti
archeologici. Costruire un nuovo stabile lontano dalla sede storica e naturale
della Scuola si tradurrebbe in una morte lenta, ma sicura dell’Istituzione.
Eppure il sogno del prof. Luccitelli era quello di lanciare sempre più in alto
il prestigio di una Scuola che nei suoi cinquant’anni ha ben operato, formando
una caterva di validi tecnici, di valenti professionisti, di prestigiosi
operatori in tutti i campi dell’agire umano, dall’Università al giornalismo,
dalle discipline tecnico-professionali alle discipline giuridiche e così via;
era suo, infatti, il progetto di aprire la Scuola ai Paesi della sponda
orientale dell’Adriatico, al cosiddetto “Corridoio Adriatico”, favorendo
l’afflusso di studenti di quei Paesi nella nostra cittadina, rispondendo alla
richiesta di formazione di tecnici nei settori delle coltivazioni
viti-olivicole. La presenza di una Scuola efficiente potrebbe richiamare anche
stagisti universitari che, approfittando della presenza del Convitto,
potrebbero utilizzare il frutteto, il vigneto, l’oliveto e le parcelle create
attorno all’Istituto per le loro ricerche e sperimentazioni. Se si vuol bene al
proprio Paese non si possono sottovalutare queste opportunità, non ci si deve
dividere offrendo il destro ad altri di approfittare della nostra debolezza.
Ricordiamoci che la presenza dell’Istituto Tecnico Agrario a Larino, unico nel
Molise, è stata una conquista di personalità di indiscusso valore, non solo
professionale, ma anche politico, come il prof. Biscardi e l’avv. D’Errico che,
pur essendo espressione di due schieramenti politici opposti, operarono in
sintonia mettendo al primo posto il bene di Larino. Cerchiamo di non vanificare
questa loro conquista, diamoci da fare per potenziare l’Istituto Tecnico
Agrario perché non rappresenta solo il nostro passato recente, ma potrà essere
uno strumento per aiutare la sopravvivenza della cultura e della vocazione
naturale del nostro territorio, quella agricola.
Prof. Mario Moccia
Un articolo che attraverso un ragionamento lucido, serrato e seducente ti conduce a concludere con l'iniziale e pleonastica domanda: A chi fa gola?
RispondiEliminaGli appetiti potrebbero essere molti, allora non ci si deve meravigliare di niente.
Son capaci di fare un nautico sulle Alpi ed un Agrario non in riva al mare, ma direttamente su una piattaforma in pieno oceano!
Il Bene Comune? Una frase vuota per loro, da sbandierarla strumentalmente solo se utile a mascherare l'Interesse di Pochi Singoli!
Speriamo che si riesca a salvare l'ITAS di Larino perchè, davvero, grimaldello dello sviluppo sostenibile del nostro territorio.
Giusto citare il Professore, Preside, Provveditore agli Studi nonché Sindaco e Senatore BISCARDI ....
Giusto citare, risparmiandovi gli altri suoi titoli, l'avvocato D'Errico ....
Ma parliamo di teste pensanti la cui azione politica si ispirava alla pianificazione e realizzazione di un'idea di sviluppo.
L'attuale classe dirigente (anche la parte onesta ed in buona fede) è, minimamente, paragonabile a loro?
L'AMIIIC dell'INDIAN
La risposta all'ultima domanda è ovvia: neanche lontanamente. Il resto vien da se, purtroppo.
RispondiEliminaTORO SEDUTO
Da ex studente ITAS, che si è formata nelle aule della prestigiosa dimora, non posso che condividere in pieno l'analisi del Prof. Moffa al quale va tutta la mia gratitudine per la sensibilità e la lucidità con cui esprime il suo personale dissenso che faccio mio. Lidia Gasdia.
RispondiEliminaSig.ra Lidia Gasdia, La ringraziamo per ver accolto l'accorato dissenso da parte di un docente che ha fatto la storia dell'Istituto, che abbiamo fatto nostro perchè condiviso in toto. Solo chi ha vissuto quella realtà può comprendere il disagio che si sta vivendo dopo la decesione di ubicare la sede dell'Istituto altrove, accompagnanta dall'assordante silenzio dell'amministrazione comunale in toto. Gli attestati di fiducia e gli appelli pro Istituto Agrario sono stati copiosi in questi giorni. Noi daremo voce a tutti e ci faremo portatori delle vostre preoccupazioni. Grazie
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